Turisti in chiesa Evangelizzazione o illusione?

Segnaliamo un articolo su un fenomeno che da diversi anni interessa anche la nostra Cattedrale e che vedrà il Capitolo – insieme a Commissioni e volontari – sempre più impegnato a comprenderlo e ad affrontarlo.

Càpita tutto l’anno, ma con l’estate il fenomeno si accentua: parlo delle visite artistiche e turistiche alle chiese, soprattutto alle chiese dei centri storici. Ciò che si nota a prima vista e da più parti è una pacifica ma devastante invasione dei luoghi di culto, “profanati”: a) da turisti solitari o a gruppo che girano durante le celebrazioni; b) da uomini e donne e bambini in abbigliamenti troppo discinti (con il caldo che fa!). E qui notiamo subito che difficilmente in una moschea sarebbero tollerate “queste cose”.

Per grazia di Dio non dappertutto è così e sono in aumento misure tese a salvaguardare la sacralità del luogo e insieme ad aiutare i turisti: si va da misure di sbarramento, come la limitazione di percorsi durante le celebrazioni o l’entrata a pagamento almeno in determinate ore del giorno; a misure di decenza come l’offerta di sopravvesti per chi è troppo discinta/o; a misure di aiuto per una più fruttuosa visita come la disponibilità di sussidi o di operatori per una visita guidata. Inutile precisare che l’ultima soluzione è il meglio.

Tutto questo avviene non solo per un’evoluzione del turismo, ma per la coscienza che le opere d’arte sono dotate di un valore intrinseco che va al di là della loro collocazione in un edificio sacro e sono patrimonio dell’umanità e non dei soli credenti. La conseguenza è che i visitatori delle chiese: non sono più cristiani; sono cristiani non praticanti; sono cristiani praticanti che visitano una chiesa d’arte come visiterebbero un museo.

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